«Aver genitori è un
grande ostacolo»
(Teresa d'Avila,
Vita)
«Accanto a me ci
sono solo io – O padre! o padre! dov’è il tuo seno infinito, perché mi
possa riposare su di esso?»
(J. Paul, Il
discorso del Cristo morto e altri sogni)
«Ma non si fermò a
pensarci, già il primo giorno della sua nuova vita gli aveva insegnato che
il padre riteneva opportuno nei suoi confronti solo il rigore più
inflessibile.»
(F. Kafka, La
metamorfosi)
«Spargo questa
manciata di polvere paterna nell’aria, e che cosa rimane – Nulla!»
(I notturni di
Bonaventura)
...ora, prendendo dunque il to be or
not per quanto strenuamente si può alla lettera, il fantasma
del babbo andò a risvegliare il giovine Amleto dal suo sonno adolescente.
Più brusco d’un sergente, lo strattona fuori dal sogno narcisetto d’un sé
stesso ancora efebico e vago: un principin discepolo con fidanzata
deliziosa e incongrua, amato dal popolo certo non per gesta di governo ma
per puro carismatico mistero di leggerissimo charme. Fin là, una
vita di hobbies fatua ma non fatale: teatro, giochi di parole,
scherma, bisbocce con amici studenti, libri… Lady D. e il principe Carlo
non avrebbero sperato di meglio per i pargoli loro. Direbbe il danese
autore dell’altro grande Aut-aut: che barba che noia, che
noia che barba... E quindi che angoscia!
All’opposto, è chiaro che il babbo
guerriero non ha grilli per la testa d’alcun tipo, e davvero crede lui di
chiedere al figlio suo né più né meno che la libbra di carne del
cuore di Claudio. Amleto figlio, esterrefatto ma solerte e acuto, vorrebbe
non dargliene un’oncia di più.
Dunque? Intanto è chiaro che che la
traduzione in ardua decisiva metafisica del ringhio protostorico del babbo
è frutto per intero di sopraffina sublimazione filiale. Far d’uno
sgozzamento la figura dell’Essere! Il babbo non chiede che un
sicario; e il figlio, troppo più profondo per non essere inane, per
farlo – ma senza diventarlo - deve giocarsi l’avvenire
tutt’intero nella quisquiglia. - Il che intanto vuol dire: trovare le
parole che dicano il vero peso di quanto si sta chiedendo! E qui la
catastrofe: perché questa faccenda di scrupolo e precisione è
incomprensibile per Amleto senior come sarebbe per il papà di Kafka la
Metamorfosi del figlio.
Figli dolentemente sapienti subiscono,
e quindi conoscono i padri; i padri non sanno nulla, né altra condizione
potrebbe richiedersi per essere padre fino in fondo: quindi ciecamente
esigono. I padri dicono poche parole: parole infinitamente già dette da
un’infinità di padri prima di loro. A loro bastano. Della lingua, a loro
bastano le formule. I figli hanno il linguaggio: «il più pericoloso dei
beni», dato all’uomo «affinché testimoni di aver ereditato / ciò che è»
(Hölderlin).